3 novembre, 2023

PERCHE’ LE IMPRESE DOVREBBERO OCCUPARSI DI VIOLENZA DI GENERE?

I recenti casi di violenza su donne e minori in Italia hanno non solo scosso l’opinione pubblica, ma anche toccato le corde di molti parlamentari italiani ed esponenti istituzionali, che hanno espresso l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgenza di femminicidi e violenze.
Ad intervenire in maniera decisa sul tema anche Confcommercio Terziario Donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “DONNE PER ROMA” – “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione del progetto:
FuturoSicuro”.
Confcommercio Terziario Donna Roma presieduta da Simona Petrozzi, che è anche Vicepresidente Nazionale, insieme a 12 consigliere del Direttivo: Marina Marconato, Maria Rita Accatino, Tiziana Volpes, Clara Pedoia, Monica Menichelli, Antonella Lombardi, Elisa D’Arrigo, Eloisa Manfredi, Caterina Flick, Dulce Casadiego, Patrizia Bacciu, Sabrina Fattori hanno scritto un progetto ampio ed innovativo “FuturoSicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il PIL del nostro paese e territorio. Grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere. Strumenti efficaci per la rivalutazione della maternità, l’armonizzazione “lavoro – famiglia” non solo per la cura dei figli ma anche dei parenti anziani o parenti malati la cui cura è spesso delegata alle donne, una fiscalità agevolata per quelli che in Francia chiamano “Parents Isolees” o genitori soli, le agevolazioni abitative per le donne in difficoltà, finanziamenti per la crescita delle imprese femminili che premino l’attenzione alla legalità ed etica, lo sviluppo di quella “sorellanza digitale” che l’intelligenza artificiale metterà sempre più alla prova. Ed infine un’attenzione al digitale utile anche a combattere la violenza di genere e a promuovere lo sviluppo femminile. Grande importanza al progetto viene data all’educazione nelle scuole con progetti formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere.
Redattrice per la parte dedicata agli strumenti pratici ed innovativi per combattere la violenza istituzionale e di genere è l’Avv.Marina Marconato, delegata alla “lotta contro la violenza di genere” del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma.
L’Avv. Marina Marconato, una delle maggiori esperte del tema, è nota alle cronache nazionali per un successo storico ottenuto in una causa presso il Tribunale di Roma, in quanto un uomo è decaduto dalla responsabilità genitoriale a seguito del riconoscimento della violenza psicologica con cui vessava la moglie da anni.
Incontriamo la Dott.ssa Simona Petrozzi e l’Avv. Marina Marconato per capire come nasca il progetto che sarà presentato e come Confcommercio Terziario Donna Roma si inserisca a livello istituzionale per apportare il proprio contributo nella tematica.

Dott.ssa Petrozzi, l’organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la violenza su donne e minori è un problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche globali. Lei ritiene che il problema venga affrontato adeguatamente o necessiti di maggiori interventi legislativi?

“Nel mondo si stima che una donna su tre abbia subito violenza psicologica, fisica o sessuale, solo per il fatto di essere donna. Uno studio condotto dall’OMS ha rilevato che la violenza domestica è la causa principale di morte o di lesioni gravi per donne tra 16 e 44 anni: più importante del cancro, della malaria o degli incidenti stradali.
Il quadro non è migliore in Italia; secondo l’ISTAT, il 30%, ovvero circa 7 milioni di donne, è stata vittima di abusi Si registra inoltre un progressivo aumento dei delitti in ambito familiare ed un inasprimento delle condotte degli abusanti. La violenza domestica colpisce il 37,5% delle mogli o compagne ed è doloroso rilevare che nel 7.5% dei casi la violenza scatta dopo la scoperta di una gravidanza.
Uno dei reati più frequentemente commessi alla chiusura della relazione è lo stalking che spesso rappresenta il gradino subito precedente il femminicidio, il figlicidio o le lesioni gravissime.
Gli atti persecutori sono attuati nel 75% da ex partner della vittima ed il 12% dei casi di stalking si trasforma in omicidio, mentre nel 50% dei casi la vittima riporterà delle lesioni personali ad opera dello stalker.
I dati ci informano che 7 vittime di stalking su 10 subiranno violenza fisica.
La maggior parte dei femminicidi viene commessa attraverso l’utilizzo di un’arma da taglio ed agita entro i 10 mesi successivi alla interruzione della relazione sentimentale.
Questi dati ed i drammatici fatti di cronaca ci mostrano una situazione di emergenza e l’inadeguatezza delle misure sinora adottate”

I recenti casi di femminicidio hanno portato ulteriormente il problema sulle prime pagine dei giornali. In Italia il Presidente Mattarella ha definito la ““Violenza su donne intollerabile barbarie sociale”. Ritiene le istituzioni focalizzate sulla problematica e le sue dinamiche? E perché le associazioni di categoria e le imprese dovrebbero occuparsi di lotta alla “violenza di genere”?

COME TERZIARIO DONNA CONFCOMMERCIO ROMA il tema per noi è vitale perché riteniamo da sempre che il benessere personale e familiare della donna sia assolutamente prodromico allo sviluppo professionale ed imprenditoriale della donna. Le associazioni di categoria hanno sempre più a cuore il fattore umano per lo sviluppo dell’economia di mercato.
All’uopo ho nominato 2 delegate su questi temi: l’Avvocato Marina Marconato come delegata alla lotta contro la “violenza di genere”, una delle massime esperte in Italia di violenza ed abuso narcisistico e la Dr.ssa Maria Rita Accatino, delegata al “fattore umano”: Le imprese non devono restare sorde ai recenti richiami del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. La produttività aziendale, degli imprenditori ed anche dei lavoratori passa anche e soprattutto da condizioni di serenità, benessere ed equilibrio familiare e personale.
I motivi di interesse sono molteplici perché a tutte le imprese può capitare di avere una dipendente, collaboratrice o la stessa imprenditrice vittima di violenza. Bisogna quindi sapere come gestire questa situazione in azienda. Oltre al fatto che le aziende possono essere utili per la ricollocazione delle donne vittime di violenza perchè sappiamo che la violenza economica trova terreno fertile laddove la donna non abbia un lavoro o una sicurezza economica. Le spese per un divorzio sono altissime e sappiamo anche quanto economicamente la donna sia economicamente svantaggiata. Inoltre un’azienda attenta alla lotta alla violenza di genere svolge un preziosissimo servizio sociale per la comunità, sarà un’azienda sostenibile con inevitabili ritorni economici e di bilancio che siamo assolutamente in grado di dimostrare. Ricordiamo la certificazione per la parità di genere che è un esempio concreto di attenzione alle politiche di genere da parte delle imprese.

IIn qualità di Presidente a Roma delle imprenditrici di Confcommercio e come Vicepresidente Nazionale, può dirci cosa fa la vostra associazione in rapporto ai casi di violenza e quale intervento ritenga sia più necessario per la loro tutela? Qual è secondo lei la dimensione patriarcale ancora presente nella società attuale? Come nasce l’idea del progetto che andrete a presentare il prossimo 25 ottobre?

“Il Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma formato da imprenditrici e libere professioniste offre servizi di assistenza, consulenza, formazione, informazione e approfondimento a tutte le donne, imprenditrici o aspiranti tali e libere professioniste che necessitano di supporto per muoversi nel mercato del lavoro e dell’imprenditoria a Roma e provincia. Confcommercio Roma e il Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma da anni promuovono una rilettura delle dinamiche di mercato e nuove visioni di economia efficace. Il terziario di mercato, e in particolare le imprese femminili, possono fare da guida per lo sviluppo di un modello rigenerativo di creazione di valore economico, sociale e ambientale, attraverso laboratori partecipati ed esperienziali, incubatori di idee innovative, per aggregare le diverse istanze e cogliere maggiormente le opportunità offerte dal mercato e dal sistema economico e finanziario. Il Gruppo Terziario Donna Roma supporta una classe imprenditoriale sostenibile, etica, innovativa. Lavora concretamente per l’empowerment femminile e la cultura d’impresa per abbattere concretamente gli squilibri anche familiari che condizionano negativamente il benessere e lo sviluppo delle donne”.

Ritiene che il progetto possa raccogliere il consenso delle forze politiche parlamentari per un vero cambiamento?

“Il nostro progetto è trasversale, prescinde da partiti o idee politiche e logiche ideologiche perché i temi non devono avere colore e sono così urgenti che parlare di preferenze politiche sarebbe pura e perniciosa miopia”

Il progetto affronta anche il tema educativo per aumentare la consapevolezza nelle giovani generazioni, aumentare il rispetto e la costruzione di relazioni sane ed autentiche. La lotta al pornografia online accessibile fin dalla più tenera età che stimola la violenza e le deviazioni nelle relazioni sentimentali. Come pensate di combattere queste tendenze?

Questa tematica è ben affrontata dalla nostra consigliera romana, la Dott.ssa Antonella Lombardi, coach che si occupa della Felicità anche in ambito familiare nei suoi corsi. Secondo la Dott.ssa Lombardi la ricerca il “Marshmellow test: studio della gratificazione ritardata” ha evidenziato che le persone di successo hanno sviluppato sin da piccoli la capacità di ritardare la gratificazione per un premio più soddisfacente.
I giovani devono imparare a gestire le proprie emozioni per trovare vie e soluzioni alternative per il vuoto che avvertono senza cadere in crisi emotive talvolta anche di forte intensità. I femminicidi della cronaca attuale sono una chiara evidenza dell’incapacità di accettare il rifiuto, della conseguente reazione violenta scaturita da comportamenti emotivi incontrollati, dalla smania di possedere tutto e tutti, dalla mancanza di empatia e della mancanza di riconoscere e accettare l’altro con le sue volontà, quasi che l’altra persona sia una parte di Sè stessi, del proprio io, che non è possibile perdere. Ricominciamo dall’educare i figli, fin da piccolissimi. Sostenere il rifiuto delle eccessive richieste o i capricci dei figli richiede energia, calma interiore e soprattutto una conoscenza chiara dei propri valori. Richiede inoltre coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo e non sempre è facile. Ma questo sforzo dei genitori crea uomini e donne forti, in grado di costruire relazioni basate sull’Amore e sul rispetto. Educare quindi le mamme ed i papà ad essere coerenti nell’educazione, nelle regole, nei sentimenti.

Scendiamo ora nel dettaglio dal punto di vista legale con l’Avv. Marina Marconato. Lei in qualità di Delegata di Confcommercio Terziario Donna Roma, grazie alla sua indubbia conoscenza della materia, ritiene che la giustizia italiana debba apportare modifiche dal punto di vista legislativo o è necessario semplicemente una interpretazione univoca giuridica?

“La normativa italiana ha un buon assetto tuttavia si registrano innegabili criticità. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un crescente interessamento dello Stato verso la lotta contro gli abusi domestici attraverso l’emanazione di leggi mirate, L. 54/2001,L.93/2013, c.d. Legge contro il femminicidio, la L. 69/2019, meglio nota come Codice rosso, legge che interviene innovando e modificando la normativa in ambito penale. Tuttavia, si assiste ad un gap del sistema giacchè in troppi casi la violenza non è riconosciuta o viene minimizzata, le leggi e la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia con la L. 77/2013, non vengono applicate, le donne ed i minori spesso rimangono inascoltati o non sono adeguatamente protetti, restando così esposti alle condotte abusanti. Per questo è improcrastinabile dare attuazione ad un intervento multidirezionale ed univoco in tutto il territorio nazionale”

Come ha inciso già nel cambiamento la riforma Cartabia?

“La riforma Cartabia ha il pregio di aver dedicato una sezione apposita per la trattazione dei casi di violenza domestica anche nei procedimenti dinanzi ai tribunali civili interessati delle cause di affidamento dei figli e di separazione e divorzio, riconoscendo, ad esempio, come previsto dalla Convenzione di Istanbul, il divieto di ricorrere alla mediazione. Importante anche il richiamo che si fa alla necessità che i consulenti tecnici del giudice, nell’elaborare le perizie sulla capacità genitoriale, si attengano a criteri oggettivamente validi, escludendo, pertanto, il ricorso ad ideologie o teorie rifiutate dalla comunità scientifica. Gli effetti positivi delle nuove disposizioni dovremo osservarle nel tempo ma certamente rappresentano un segnale positivo”

Sappiamo bene che i femminicidi non possono essere impediti nemmeno dalla Legge, ma come ritiene che si possa limitare la problematica con una corretta prevenzione?

“La vittima di violenza ha bisogno di sentirsi protetta oltre ogni ragionevole dubbio. La vittima di violenza ha necessità di essere creduta ed accompagnata verso uno stato di sicurezza. Le misure previste in Italia vengono applicate con un rischioso margine di discrezionalità tanto che troppo spesso si verificano tragedie annunciate ed evitabili. La vittima di violenza ha fretta, vive in uno stato di pericolo grave, sia fisico che psicologico, e tale stato necessita di una prontezza di azione che non sempre si riscontra da parte delle istituzioni”

Lei si occupa di casi di violenza, ma malgrado l’attuazione del codice rosso spesso le donne continuano a subire pressioni dagli ex compagni soprattutto nei casi di condivisione del rapporto filiare. Ritiene che un uomo violento possa comunque essere un buon padre?

“Un soggetto violento, in qualsiasi forma agisca la violenza, dovrebbe prontamente essere allontanato dalle sue vittime, dovrebbe applicarsi un codice apposito, il codice “contattozero”. La scienza ha accertato che l’esposizione alla violenza determini conseguenze gravissime sia a livello psicologico (disturbo post traumatico da stress, maggiore possibilità di sviluppare disturbi di personalità quali borderline, bipolare, o disturbo dell’apprendimento, abbandono scolastico, maggiore rischio in adolescenza di ricorrere all’uso di sostanze stupefacenti ecc) sia a livello fisico e di crescita. Accade spesso che i tribunali civili riconducano la violenza nell’ambito del mero conflitto di coppia e minimizzino le condotte abusanti, omettendo una seria valutazione del rischio. Si tenga presente che molti soggetti violenti sono anche abili mentitori e manipolatori, si presentano come vittime, o recitano la parte del genitore capace, adeguato ed interessato agli occhi degli assistenti sociali, CTU o Giudici privi di adeguata formazione”

Quali meccanismi si innescano maggiormente a livello giuridico tali da mettere in difficoltà il rapporto madre-figli?

“Dopo l’approvazione della legge 154 del 2006 sull’affido condiviso, il principio della bigenitorialità viene affermato in maniera acritica e nei tribunali si premia la “bigenitorialità a tutti i costi” a prescindere da condotte violente e dalla presenza di procedimenti penali paralleli, ritenendosi che la genitorialità di una persona possa rimanere integra anche se abbia agito con violenza verso l’altro genitore o verso il figlio stesso. Accade così che i figli siano lasciati alla mercé del violento che continuerà ad usarli come strumento di manipolazione, vendetta e controllo sull’ex partner, li farà oggetto di violenze psicologiche devastanti spesso identificabili nell’insulto, ricatto emotivo, prevaricazione e metodi coercitivi o seduttivi, minacce di abbandono. Il figlio che rifiuti il rapporto con il genitore violento non trova protezione ed anzi è costretto a frequentarlo, pena il rischio di essere portato via dal genitore accudente, sovente accusato di essere oppositivo verso la bigenitorialità”

Perché la bigenitorialità sembra diventare un caso per le donne e i loro figli, mentre l’obiettivo legislativo dovrebbe garantire velocemente la possibilità per entrambi i genitori di vedere verificato il rapporto affettivo con i figli? Spesso sembra di entrare in un ginepraio da cui se ne esce dolorosamente da anni con intervento di servizi sociali e un notevole dispendio economico, che anche in questo caso non tutela affatto i figli.

“I tribunali hanno una visione adultocentrica, la tendenza a considerare il principio della bigenitorialità non un diritto del bambino ad essere amato, curato e protetto da un genitore adeguato ma un diritto del genitore a mantenere a tutti i costi la relazione con il figlio. Nei procedimenti per l’affidamento dei minori, la violenza domestica è sistematicamente minimizzata e disconosciuta da moltissimi psicologi e psichiatri forensi, i quali rifiutano di recepire le narrazioni degli abusi e che quasi sempre finiscono per insistere affinchè il rapporto figlio-genitore violento sia comunque garantito sostenendo che, diversamente, l’assenza del genitore ( solitamente il padre) costituisca un rischio evolutivo per il bambino, fuorviando i giudici dall’assunzione di provvedimenti maggiormente idonei e protettivi. Pertanto, laddove sarebbe di preminente interesse valutare la sussistenza della violenza e le ripercussioni psicologiche sul minore proprio in vista della decisione sul suo affidamento, si afferma il contrario Tale ragionamento è di tale assoluta gravità e contrarietà a norme imperative, alla Costituzione italiana, alla normativa internazionale a protezione dei fanciulli da dover comportare una seria riflessione. Il Dott. Paolo Cianconi, psichiatra, psicoterapeuta e Phd in neuroscienze, esperto in traumatologia e personalità abusanti, a tal proposito afferma “un bambino non cresce bene se è esposto alla violenza, alla vicinanza a persone violente, antisociali, agli abusi. Senza entrare troppo nello specifico della psicotraumatologia e delle sue conseguenze nell’età dello sviluppo (disturbi di personalità disturbi post traumatici complex), le teorie scientifiche sono fin troppo chiare: la salute mentale di chi viva in contesti ove siano presenti, costantemente e senza controllo, persone inadeguate, abusive e perverse ne potrebbe risentire. In questo caso esiste un vero e scientificamente provato RISCHIO EVOLUTIVO. Il problema risiede anche in certi operatori della salute mentale che sono inadeguati ai ruoli che rivestono o che hanno una formazione scientifica basata su materiale obsoleto e non aggiornato, pur essendo chiamati a decidere del destino di bambini”.
Secondo un’indagine condotta nel 2013 in Italia i costi derivanti dalla violenza di genere e dei minori è pari a 17 miliardi l’anno, cui devono aggiungersi enormi costi per la perdita economica delle aziende per mancata produttività e sostituzioni, con una stima di 1,1milioni di giorni di lavoro persi a causa della violenza. Senza contare, aggiunge il rapporto, che chi subisca violenza tenda poi a perdere terreno sul mercato del lavoro, per difficoltà di relazione, per le assenze dal posto di lavoro, per gli stati di paura e ansia. Costi che si ripercuotono in questo caso sulle aziende, ma anche sugli istituti di previdenza, o in termini di mancate entrate tributarie per lo stato. E queste sono stime parziali a breve e medio termine, alle quali si devono aggiungere le perdite ed i costi a lungo termine come effetto dei traumi e delle psicopatologie che le vittime di violenza svilupperanno in futuro.
La violenza di genere e la violenza sui minori possono essere arginate. Le misure utili a ridurre il fenomeno e a restituire serenità e dignità alle vittime sono certamente meno costose di quanto non sia il permanere dello stato attuale, essendo giunto il momento che l’Italia, in quanto Stato storicamente sensibile al rispetto ed alla difesa dei diritti umani, compia una sorta di sana rivoluzione del sistema”

Ringraziamo la Dott.sa Simona Petrozzi e l’Avv. Marina Marconato e a questo punto non ci resta che attende l’appuntamento del 25 ottobre a Roma con il workshop “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione di questo progetto innovativo da parte di Confcommercio Terziario Donna.