COVID-19 E LA VIOLENZA DOMESTICA
16 marzo, 2020

COVID-19 E LA VIOLENZA DOMESTICA

L’emergenza sanitaria, generata dalla pandemia COVID-19, ha comportato serie misure restrittive in ordine alla sospensione delle attività lavorative, alla chiusura delle scuole ed alla limitazione drastica della libertà di spostamento.

Il monito è RESTIAMO A CASA.

La casa è intesa come luogo di protezione in cui rifugiarsi per sfuggire al rischio di contagio dal coronavirus, nel tentativo di arginare il numero dei malati e dei decessi e di non determinare il collasso delle strutture sanitarie e dei reparti.

E’ certamente difficile per ciascuno di noi elaborare una improvvisa chiusura ed adattarci ad un mutamento delle relazioni interpersonali. Abbracciarsi, baciarsi, stringersi la mano, incontrarsi, uscire per il momento è precluso.

Il Dott. Paolo Cianconi, medico psichiatra e terapeuta ed antropologo, nel libroLe chiavi dell’Orizzonte, precisa che “le zOne sono condizioni e dimensioni di contesto e relazioni opposte a ciò che offrono le colonie umane. Quindi dove una colonia umana è organizzazione con leggi antropiche, equilibrio delle forze di campo, prevedibilità, sicurezza e basso indice di esposizione alle leggi di selezione naturale, le zOne sono l’opposto. 

Le zOne sono il contrario. Nelle zOne si innalzano il caos, le leggi stocastiche e del caso, cadono prevedibilitá, sicurezza, e siamo tutti esposti alle leggi di sopravvivenza.

Chi era super adattato alle colonie potrebbe essere spazzato via dall’ emergere delle nuove norme della zOna. Che sono leggi impersonali. Non fanno preferenze. Le leggi in realtà diventano altre e impongono il proprio riassetto agli uomini.” Continua il Dott. Cianconi, commentando la situazione che stiamo attraversando attualmente “siamo in una epidemia. L’ epidemia è un tipo di zOna. I governi possono decidere cosa fare.

Ma non decidono loro. 

Ora le leggi le fa la zOna e noi ci difendiamo.

La selezione la fa la zOna e noi speriamo.

I tempi li decide la zOna e noi cerchiamo di adattarci al flusso dei contagi.

Quando ricostruiremo il nostro equilibrio non è affatto ancora chiaro. 

Non c’è sicurezza su cosa diventerà l’epidemia. 

Dopo le zOne non c’è una restituzione della colonia umana come era prima.

Le leggi della zOna non riguardano solo la ridistribuzione delle sorti, la zOna trasforma il territorio e i superstiti. 

Dopo non saremo più come prima. Questo non significa meglio o peggio”. (Le chiavi dell’orizzonte, circolare 2015 edizione privata ISBN 978-88-940454-0-6 parte terza cap. 1 paga 148 -162)

Cosa sta accadendo e cosa sta per accadere a quelle persone, specialmente donne, bambini ed anziani, per i quali le mura domestiche non rappresentano un posto sicuro ma anzi in esse si celano i comportamenti abusanti del familiare violento? 

 L’ultimo report diffuso dalla Polizia di Stato, Questo non è amore, con i dati aggiornati al 2019, parlava di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. Le vittime sono italiane in altissima percentuale, si parla dell’80,2% dei casi, con colpevoli italiani nel 74% dei casi. L’affermazione che per alcuni reati come i maltrattamenti, le percosse o la violenza sessuale il genere assuma un ruolo preponderante, è dimostrata dai dati: nel periodo gennaio 2016-agosto 2019, le vittime di sesso femminile sono aumentate, passando dal 68% del 2016 al 71% del 2019.

Si stima, inoltre, che, oltre il 90% delle donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate che sono arrivate in Italia dalla Libia e dal Mediterraneo abbiano subito violenza: stupri, rapimenti, segregazione, lavoro forzato, torture. Molte di loro hanno assisto all’uccisione di altre donne e uomini, alla morte dei loro figli, dei mariti, di fratelli e sorelle, di amiche.

Molte di loro sono vittime di tratta e sono state costrette alla prostituzione, lungo il percorso e in Italia.

In Italia, secondo gli ultimi dati diffusi da Save The Children sulla violenza “assistita”, si stima che 427 mila minori, in soli cinque anni, abbiano vissuto la violenza tra le mura di casa nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri.

Per quanto riguarda gli autori delle violenze, i dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia evidenziano che nella quasi totalità dei casi (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già.

Sussiste il rischio che la violenza, sia psicologica che fisica, subisca una crescita dovuta alla forzata permanenza di vittime ed aggressore entro lo stesso ambiente 24 ore al giorno. E’ probabile che il soggetto violento possa avere un aumento dell’aggressività, scatenata da vari fattori: dalla frustrazione, dalla difficoltà a reperire sostanze stupefacenti (nel caso di violenti dipendenti da droghe) o al, contrario, dall’uso maggiore delle stesse, dall’ acuirsi dei disturbi psicopatologici a seguito delle restrizioni e dalla sospensione o diminuzione delle sedute di psicoterapia e dei  percorsi di supporto, dalla intensificazione delle occasioni di conflitto e litigi. D’altra parte, le vittime non hanno possibilità di allontanarsi da casa per proteggersi durante gli attacchi, i minori sono costretti ancora più di prima ad assistere alla violenza giacché sempre presenti data anche la chiusura delle scuole.

Certamente, si potrebbe obiettare che le vittime possano rivolgersi alle forze dell’ordine e che un allontanamento dalla casa familiare sia tuttora attuabile. Ma questo ragionamento non tiene conto degli aspetti peculiari delle dinamiche relative alla violenza di genere.

Difatti, le vittime di violenza, a differenza delle vittime degli altri reati, hanno una forte difficoltà ad agire, ad interrompere la relazione tossica, a denunciare. Paura, isolamento economico, attualmente aggravato dalla emergenza sanitaria, timore di perdere i propri figli, disturbi post traumatici da stress, attaccamento all’abusante, essere cresciuti all’interno di contesti intrisi della mentalità patriarcale, determinano una innata lentezza nelle decisioni.

Questo scenario ritengo venga dalla pandemia.

In Cina sembra vi sia stato un aumento esponenziale delle richieste di divorzio nelle aree colpite dal COVID-19 e tale dato fornisce un supporto alla ipotesi che il coronavirus, come fenomeno, e le conseguenze che esso porta, costituiscano fattori di possibile innalzamento della violenza.

Gli operatori del settore sanno che si sta assistendo anche all’acuirsi delle problematiche relative alla gestione dei figli di genitori separati (vedi il mio articolo http://studiolegalemarinamarconato.it/genitori-separati-allepoca-del-covid-19/ ) le quali divengono insostenibili soprattutto nelle situazioni in cui è agita la violenza ed in cui, conseguentemente, risulta assai improbabile che si adottino modalità condivise ed adeguate alla nuova emergenza anche a parziale modifica delle disposizioni contenute nelle sentenze.

L’auspicio è che lo Stato appronti con celerità, anche in questo ambito, misure straordinarie di contenimento e protezione, così come sta avvenendo per gli altri settori ed ambiti sociali.

Le vittime stiano particolarmente in allerta e non tardino a chiedere aiuto alle Istituzioni o alle associazioni che lottano contro la violenza di genere laddove percepiscano l’insorgere di comportamenti aggressivi.

Nei periodi di grande cambiamento e durante le calamità, la forza, la velocità di adattamento, la capacità di intercettare i primissimi segnali di pericolo, il non rimanere isolati anche con l’aiuto dei social e dei mezzi di comunicazione a distanza sono, a mio modesto parere, fattori imprescindibili per la sopravvivenza fisica e mentale.   

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL SITO E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.
Marina Marconato

Cerca all'interno dell'archivio

Marina Marconato Foto di Marina Marconato Avvocato
       
      Via Trieste n.80
00048 – Nettuno (Roma)
,       Italia    
info@studiolegalemarinamarconato.it

Marina Marconato Home page

: Facebook Marina MarconatoLinkedIn Marina MarconatoInstagram Marina Marconato